Vuoi iniziare ad essere te stesso?

Sono qui per aiutarti.

     

    Qual era il problema?

    “Ecco il problema: c’è stato un intoppo nella comunicazione.”
    “Qui manca la comunicazione efficace!”
    È qualcosa che hai già sentito, soprattutto nel tuo lavoro?

    Qualcuno ti ha comunicato che c’è stata una difficoltà, che un processo o un’attività non sono stati efficaci e non sono andati a buon fine, ma che il problema è tutto lì: nella comunicazione.
    Ed è così te l’hanno detto, con buon senso ed educazione: nessun dito puntato su persone, nessuna etichetta o giudizio. Solo resoconti dettagliati quanto basta su processi, comportamenti, idee.
    E la soluzione è seguita naturalmente.
    “Dobbiamo adottare una comunicazione più efficace, più attiva, …”.

    Eppure durante la discussione, o al momento in cui si è conclusa, ti sei domandato:
    “In definitiva, quali comportamenti specifici bisogna adottare per risolvere il problema?”
    “In che modo posso adottare una comunicazione più efficace, più attiva…?”
    “Ma cos’avrà voluto dire?”

    A volte non solo il problema non è realmente risolto, ma l’oggetto di discussione, la comunicazione, è diventato motivo di fraintendimento. E te ne accorgi quando la situazione si ripresenta.

    Una delle leve su cui puoi agire per migliorare l’efficacia nel tuo modo di comunicare è l’assertività. È una modalità, uno stile comunicativo, che ti permette di affermare la tua personalità, esprimere il tuo punto di vista con sincerità e autenticità, evitando comportamenti passivi o aggressivi, quando lo ritieni opportuno.

    Quando la situazione è cruciale e le emozioni coinvolte sono forti.

    È in questi momenti che puoi provare a cambiare il tuo comportamento, a far sì che tu possa esprimere quello che pensi e che senti, le tue valutazioni relative caso, in modo autentico e adeguato al contesto, mantenendo sicurezza e controllo, anche di fronte a stress e sì, anche di fronte a un eventuale insuccesso.

    Tutto inizia con le parole.
    Quanto potere hanno le parole e il linguaggio?

    Paola Velati, NLP Master Trainer, scrive nell’introduzione del suo libro “Il potere del linguaggio”:
    “Ho sempre pensato al linguaggio come a uno strumento attraverso il quale esprimere, in modo più o meno elegante, pensieri, idee, concerti, emozioni, sentimenti. Non mi era altrettanto chiaro che il linguaggio potesse creare pensieri, idee, concetti, emozioni, sentimenti.”

    Il linguaggio nasce “dentro”.
    Nasce dove si trovano le immagini, i colori, i suoni, i rumori, la musica, le sensazioni, le emozioni.
    Ogni volta che parli con qualcuno delle tue idee, di quello che fai, di quello che provi, dei tuoi sogni, dei tuoi mal di pancia, puoi immaginare che quel qualcuno stia creando – a suo modo – all’interno della sua mente – lo stesso insieme di immagini, suoni e sensazioni.
    E che grazie a te il suo mondo diventi un pochino più grande, più esteso.
    Gli hai permesso di creare qualcosa di nuovo al suo interno.

    Se comunicare efficacemente ti aiuta nella risoluzione dei problemi, posso anche dirti che ti aiuta altrettanto nella definizione degli obiettivi e nel raggiungimento degli stessi.

    Prima di iniziare a parlare con qualcuno con cui lavori, può essere molto utile chiarirti lo scopo della tua comunicazione:
    Vuoi motivare, convincere, vendere ?
    Oppure vuoi informare, dare feedback, correggere o lodare un comportamento ?

    Nel primo caso il tuo successo dipende dall’utilizzo consapevole di un linguaggio in cui le parole e le frasi diventando “contenitori” vuoti e le informazioni specifiche si perdono.

    Come ad esempio quando parli in modo molto generale di concetti, valori, idee.
    Tra poco vedrai meglio come.

    In questo modo, chi ti ascolta mette tutte le sue emozioni, la sua esperienza in quello che gli stai dicendo, completando tutte le informazioni mancanti, tutto quello che non gli hai detto, i dettagli che non hai specificato, fino a che si riconosce pienamente ed emotivamente nelle tue parole.

    Questo che trovi di seguito è solo uno dei tanti esempi di comunicazione motivazionale efficace.

    Quando le parole utilizzate sono vittoria, buona volontà, giusto, fatti, evidenza, ragione, logica, comprensione della scienza, quanto ti ci riconosci, quante emozioni ti generano?

    A quelle parole puoi attribuire tutto il significato che deriva dalla tua esperienza personale, da episodi specifici, azioni, comportamenti, persone, momenti, periodi, luoghi, che conosci solo tu.
    Da tutta quella parte che nei tuoi pensieri è azione e movimento, sentimenti, suoni ed immagini.
    È così che rimani rapito, catturato da quelle che sembrano solo “semplici” parole.

    Se invece il tuo scopo è quello di informare, di correggere un comportamento, di elogiarlo, di dare un feedback, e vuoi essere ben compresi da qualcuno, utilizzare questo tipo di comunicazione potrebbe confondere la persona con cui parli.
    Semplicemente non capirebbe a che cosa ti riferisci nello specifico.

    E qui entra in gioco il problema di comunicazione di cui ti dicevo all’inizio.

    Ma cos’avrà voluto dire?

    Ecco perché in questi casi è più utile precisare, parlare concretamente con dati, particolari, descrizioni di comportamenti, azioni, contesti, e soprattutto evitare i giudizi diretti sulle persone.

    Come avrai immaginato ci vuole anche un po’ di pazienza quando ci si parla.
    Disponibilità e apertura.
    Ascolto.

    Questo è dialogo.

    È uno scambio bidirezionale. Vuoi essere compreso dagli altri, ma anche gli altri vogliono essere compresi da te.

    Credimi, è da qui che nascono le soluzioni migliori.

    La mente è come un paracadute. Funziona solo se è aperta.

    (A. Einstein)

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