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    Quanto sei bravo a fallire?

    “Avete tentato e avete fallito. Non importa. Tentate ancora. Fallite ancora. Fallite meglio.”

    Samuel Beckett

    Con queste parole Samuel Beckett dà con successo un senso al fallimento in serie. Non è quello singolo che gli interessa. Fallire una volta sola è da dilettanti.

    È quando i fallimenti si moltiplicano che si diventa un professionista.

    Questo è questo di cui ti voglio parlare oggi: diventare un professionista del fallimento.

    Non è uno scherzo e non è una metafora per qualcos’altro.

    Posso aiutarti a comprendere come il fallimento sia parte della nostra vita e come utilizzarlo al meglio per trarne un beneficio.

    Un beneficio dal fallimento? Assolutamente sì.

    Ma procediamo con calma.

    Come sai, sbagliare è umano. È frutto del nostro essere umani, della nostra debolezza o della nostra imperfezione.

    Ci sono errori di diverso tipo, a seconda dell’ambito in cui ci troviamo a commetterli, ed errori più o meno gravi, a seconda delle conseguenze che questi comportano.

    E spesso le conseguenze fanno male, un male pazzesco.

    Partiamo da questo presupposto. Che il fallimento genera comunque un dolore. E non c’è nessuno su questa terra che non l’abbia sperimentato almeno una volta. Potrei farti gli esempi di Steve Jobs, di Walt Disney e di altri ancora, che hanno toccato il fondo più di una volta e si sono rialzati e hanno fatto della loro vita una fonte di ispirazione per molte persone.

    Ma quindi cos’è realmente il fallimento? 

    Un passaggio obbligatorio per potersi poi affermare e guadagnare successi?

    Non è proprio così. 

    Quello che voglio dire è che attraverso i propri fallimenti alcune persone sono riuscite a raggiungere i propri obiettivi o meglio risultati grandiosi non immaginabili, ma non sempre funziona in questo modo. Non sempre ci si rialza e non sempre si fanno i passi giusti per rimettersi in piedi meglio di come si stava prima di cadere. 

    Le persone di cui stiamo parlando non hanno solo fallito, ma hanno vissuto il fallimento ricavandone un insegnamento e un potenziale vantaggio rispetto ad altri. L’esperienza che hanno acquisito e la capacità di reazione in loro è stata fondamentale, così come la perseveranza nel portare avanti i propri progetti.

    Il successo arriva quando siamo capaci di non fermarci di fronte ai no, rinunciando troppo presto ai nostri propositi.

    Ecco perché ritengo sia importante sviluppare un’abilità nel fallire, per vivere il fallimento come un’esperienza da cui è possibile riemergere più consapevoli.

    Ti dirò di più. Ci sono piccole strategie da mettere in atto ogni giorno, di cui ti parlerò tra poco, perché cadere preparati e consapevoli è tutta un’altra cosa.

    • Riconoscere le trappole mentali.

    Nelle scelte di tutti i giorni siamo guidati non solo dai nostri ragionamenti (logici e razionali) ma anche da una parte di noi che è irrazionale. Il nostro cervello per velocizzarsi si spinge sempre di più a prendere delle “scorciatoie” basate sull’esperienza. Le scorciatoie hanno il vantaggio della velocità, appunto, ma fanno sì che alla nostra mente sfuggano elementi importanti che potrebbero farci prendere scelte migliori.

    A volte seguiamo anche delle regole che nessuno ci ha imposto! E non ce ne accorgiamo!

    Ti è mai capitato di essere stato guidato dal “pilota automatico”?

    • Coltivare l’abitudine di apprendere qualcosa di nuovo.

    O di cambiare qualcosa nelle abitudini di tutti i giorni. Come ad esempio, la strada che percorri ogni giorno. 

    Puoi trovare delle alternative, cambiare la prospettiva da cui guardi le cose, anche quelle che guardi di solito, e prendere consapevolezza di tutto quello che impari mettendoti in un’altra prospettiva.

    È così che sviluppi anche l’abitudine di prendere consapevolezza della tua esperienza, di quello che ti ha dato, di quello che ti ha insegnato.

    L’esperienza personale è la ricchezza che capitalizzi giorno dopo giorno diventando l’imprenditore di te stesso.

    Cosa farai per diventare ogni giorno più curioso?

    • Sviluppare l’attitudine a non dare nulla per scontato.

    Quella che segue è una piccola storia tratta dal libro 101 Storie Zen. 

    Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.

    Nan-in servi il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.

    Il professore guardò traboccare il tè, pio non riuscì più a contenersi. “È ricolma. Non ce n’entra più!”.

    “Come questa tazza,” disse Nan-in “tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”

    E come diceva Einstein: “La mente è come un paracadute. Funziona solo se è aperta.”

    Mettendole insieme: la nostra mente funziona quando è aperta e non è totalmente piena, cioè è abituata a lasciarsi stupire, evitando di dare tutto per scontato. Quali sono le cose che normalmente dai per scontato?

    • Vivere nel presente.

    Ogni giorno, se viviamo consapevolmente nel presente, possiamo accorgerci di quello che sta capitando attorno a noi. Non dico che normalmente non ce ne accorgiamo, ma sicuramente se siamo più “presenti nel presente” riusciamo a cogliere molti più segnali. 

    Ti puoi accorgere di quello che sta andando nella direzione che desideri o di quello che sta deviando. 

    A volte si tratta di piccoli segnali, una frase detta da qualcuno, una “sciocchezza” a cui non avevi dato retta. 

    Se abiterai il presente, i segnali che coglierai si trasformeranno in risposte.

    Come ti dicevo all’inizio, nessuno che abbia sperimentato il fallimento ha sofferto poco o non ha sofferto.

    Ma tutti quelli che ci sono passati attraverso e ne hanno tratto un’esperienza significativa per la loro esistenza, hanno potuto confermare che il vero e unico fallimento da considerare tale è quello in cui uno smette di provarci.

    Ma sarebbe come dire addio ai nostri sogni, alla nostra essenza.

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