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    La coerenza tra il pensiero e l’azione

    Io odio trovare il lato positivo in tutte le situazioni, anche quelle più difficili.

    Oggi parto con un’affermazione che può suonarti strana, anche inopportuna per un’articolo sulla crescita personale. 

    Ti spiego meglio.

    Se  stai vivendo un problema, una situazione veramente complessa, e qualcuno ti chiede di trovare il lato positivo nel problema…può succedere che non ti senti creduto, non ti senti ascoltato e compreso.

    Hai un problema e vorresti quanto meno che chi ti sta attorno, compagne, amici e parenti, ti capiscano e non mettano in discussione la grandezza del problema, non tentino di sminuirlo o di banalizzarlo con rapidi consigli fai-da-te che a loro sono serviti in passato per risolvere questioni simili, a quanto dicono loro.

    E se è già da un po’ che sei nell’impasse, se in quel problema ci hai messo l’anima e le hai provate tutte, se i giorni sono passati e le cose sono rimaste così come non volevi che fosse, allora hai proprio il diritto di rifiutare i suggerimenti su cose hai già provato a fare senza risultato, o l’imperativo esplicito di cercare il lato positivo in tutto quello che ti è capitato e nella tua situazione attuale.

    Ti capisco bene.

    Come è possibile cercare non un lato, ma anche solo un punto di positività quando le cose non vanno come vorresti?

    E poi ha senso? O avrebbe più senso senso mandar giù il fatto che è andata come è andata e hai già fatto tutto quello che si poteva fare?

    Se qualcuno vuole incoraggiarti in questa direzione, che almeno ti dica un modo, anche uno solo, basta che sia efficace per davvero, che ti assicuri l’uscita da questo !

    Se così fosse, agiresti subito. Anche perché sai benissimo che chi dorme non piglia pesci, che è meglio passare all’azione più che stare in un’attesa poco produttiva.

    Muoviti. Muoviti. Muoviti.

    Tic, tic, tic.

    Ci stai ragionando da un po’, ti stai facendo domande su domande per capire come fare. Ipotizzi, immagini scenari diversi, provi a uscire dagli schemi cercando di inventarti qualcosa di nuovo, se disposto a uscire dalla tua zona di comfort.

    Dovunque tu stia andando a cercare le tue soluzioni, c’è però una cosa in particolare che ti può aiutare: l’atteggiamento mentale, il pensiero che ti guida nella tua ricerca.

    Se è vero che il pensiero positivo è stato spesso frainteso, dichiarato inutile e illusorio, è altrettanto vero che i pensieri distruttivi, negativi, possono bloccare l’azione.

    E come dicevamo, agire è fondamentale per chi vuole cambiare la situazione e uscire dal problema.

    Ecco perché è ancora attuale ed utile parlare del pensiero positivo, di quello che può generare e di come può cambiare anche il modo di operare le nostre scelte, sebbene sia stato argomento di discussioni controverse.

    Il pensiero positivo nasce agli inizi del ‘900 ed tra i suoi esponenti più noti si possono citare Martin Seligman e Louise Hay e si basa su alcuni presupposti: sappiamo che è la nostra mente a creare la realtà che viviamo e dare una direzione agli sviluppi futuri e a questo scopo il pensiero positivo utilizza affermazioni in termini positivi che esprimono caratteristiche mentali, fisiche e spirituali e che, ripetuti come mantra, aiutano a rafforzare la fiducia in quello che la vita ha da offrirci.

    Tali pensieri agiscono sul nostro subconscio, diventando degli automatismi di pensiero: riprogrammiamo la nostra mente come se aggiungessimo al nostro smartphone nuove applicazioni per il benessere. Non eliminiamo quelle che fanno parte del nostro modo di pensare attuale e che non funziona, semplicemente cominciamo ad usare sempre più frequentemente quelle nuove finché non diventa una costante. 

    Di quelle non più in uso, non ne sentiremo neanche più il bisogno.

    Il pensiero positivo si basa inoltre su un principio fondamentale: la coerenza.

    Cioè, se uno crede veramente in quello che afferma, allora funziona. Il minimo disallineamento tra quello che si dice e quello in cui si crede nel profondo non porta risultati.

    Ma a volte è proprio la mente a fare brutti scherzi: si è convinti che le proprie parole siano veramente parte del proprio volere, della propria anima, quando in realtà è solo uno sforzo nel voler credere in qualcosa a tutti i costi.  

    Se la coerenza è necessaria per far sì che il pensiero positivo entri a far parte attivamente della vita, come può uno essere certo che “non se la sta solo raccontando”?

    C’è una parte di noi che non mente e che ci torna utile a questo scopo: è il nostro corpo.

    “Saranno sempre le nostre azioni a far capire chi siamo, non le parole. Le azioni dicono chi sei, le parole dicono chi credi di essere.”

    Alessia S. Lorenzi

    Se prendi uno specchietto e ti guardi negli occhi mentre parli a te stesso di qualcosa di cui sei convinto, su di te, sulle tue potenzialità, sulle tue possibilità, potrai notare come il tuo corpo reagisca e come confermi o meno quello che stai dicendo. È come capire se sei sintonizzato o meno sulle frequenze giuste, quelle che ti danno energia.

    A questo punto potresti fare una prova: riprendi uno degli episodi più belli della tua vita in cui ti sei sentito grato per tutto quello che è stato, grato per essere al mondo. Ripensa a ogni dettaglio e rivivi le emozioni di gioia e gratitudine che hai provato in quel momento. 

    Guardati allo specchio, hai la conferma che stai esprimendo coerentemente quello che pensi e quello che provi.

    È in questa condizione che puoi aprirti a nuove strade e guardare la tua realtà da un punto di vista diverso, perché sei completamente sintonizzato e coerente con te stesso.

    E non è più necessario sforzarsi di trovare il lato positivo nella difficoltà.

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