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    La strategia del lavoro emotivo

    Chi non vuole vivere una vita in linea con la parte più vera di sé, in cui potersi esprimere liberamente secondo la propria essenza?

    Essere autentici vuol dire attuare una profonda conoscenza di noi stessi, andare a ritrovare i nostri bisogni e i desideri profondi ed esprimere le nostre emozioni.

    Comunicare al mondo secondo quello che sentiamo di essere e sentirci “presenti”, forti di questa virtù.

    Vuol dire anche guardare in faccia quelle zone nascoste, quelle che abbiamo messo da parte perché, ad essere sinceri, quelle ombre ci hanno sempre dato un po’ fastidio.

    Così tanto che abbiamo creduto che fosse così anche per gli altri, qualcosa di veramente imbarazzante avvertibile da qualsiasi essere vivente in contatto con noi.

    Non sarà semplice, ma liberarsi dalla percezione che abbiamo del giudizio degli altri e da qualsiasi forma di giudizio che noi stessi operiamo sulla nostra persona, a tal punto da condizionare ogni giorno il nostro modo di comportarci e di relazionarci, ci apre a infinite possibilità di cambiamento.

    Ci porta ad essere gloriosamente capaci di finire sotto i riflettori e di accettare tutto quello che arriva.

    “Fino a quando non vedi quanto sei brutto non puoi diventare bello.”
    (Igor Sibaldi)

    Comunicare con gli altri coerentemente con la nostra natura ci fa guadagnare un posto nel mondo che corrisponde ai nostri desideri e porta in sé una parte della nostra spontaneità.

    Qui però bisogna fare una distinzione tra “autenticità” e “spontaneità”. La spontaneità racchiude sì l’invito ad essere se stessi e ad esprimere quello che sentiamo e che pensiamo, ma a volte diventa la scusa per prendersi il diritto del “dico quello che penso perché sono spontanea/o”, impulsivamente, andando poi a generare una serie di malintesi e spiacevoli incomprensioni.

    Una volta che abbiamo compreso tutto questo, se abbiamo ritrovato consapevolmente la nostra essenza per farne responsabilmente la nostra bandiera da mostrare tutti i giorni, riusciamo ad applicarlo a tutti gli ambiti della nostra vita?

    Emilio Casalini facendo riferimento al settore turistico scrive che in un contesto in cui tutto cambia, in cui l’innovazione è la forza trainante dell’economia e del nuovo mondo delle professioni, il turismo in Italia aumenta del 4% l’anno e la crescita di questo settore, così come di altri, richiede ancora una forte componente umana, l’empatia.

    C’è qualcosa di etico che si avvicina all’utile nel mondo del turismo, in cui viene esaltata l’originalità, l’unicità ma anche l’autenticità dei territori, a cui far corrispondere l’autenticità delle persone.

    Nelle mie esperienze lavorative in azienda mi sono trovata spesso a chiedermi come poter far coincidere il più possibile la mia persona, il mio modo di essere e di sentire, con il mio ruolo lavorativo.

    Ho desiderato e ho cercato di andare incontro alle aspettative di capi, dirigenti, collaboratori e colleghi costruendomi giorno dopo giorno un’identità professionale che io stessa avevo disegnato, ma che forse non coincideva del tutto con la mia.

    Ho tentato di andare incontro anche alle aspettative non dichiarate, per come me lo immaginavo che fossero (pura follia se ci penso ora). Ma in quanti lo fanno?

    Il desiderio di essere riconosciuti sul lavoro ed apprezzati per la propria professionalità spinge anche a questo.

    Negli ultimi anni ho deciso di affidarmi invece al mio istinto e alle mie intuizioni e di lasciar emergere tutti i miei più vivi tratti caratteristici: ho potuto appurare in questo modo che sì, l’autenticità paga e che in restituzione otteniamo la fiducia degli altri.

    Ricerche emergenti suggeriscono anche che una forma di lavoro emotivo, quello naturale e genuino, è una strategia di lavoro frequentemente usata che ha effetti positivi sia per i dipendenti che per i clienti. (Ronald H. Humphrey).

    Diventa molto più semplice lavorare, soprattutto in team.

    Nella tua coerenza gli altri percepiscono la tua direzione, la tua professionalità, il “contatto”, il tuo senso di appartenenza a un gruppo, a un’azienda. 

    O anche solo a un’idea. E ti aiutano a realizzarla.

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