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    L’equilibrio non è per tutti

    Molti sostengono che l’equilibrio tra la vita lavorativa e la vita privata di una persona sia un fattore importante per la felicità e il benessere dell’individuo, direttamente proporzionale ai risultati e al livello di performance che ottiene sul posto di lavoro

    In poche parole una persona tanto è più abile nel bilanciare il suo stile di vita, salute, famiglia e tempo libero, con la sfera professionale, la carriera e l’ambizione tanto è più produttiva.

    Dalla fine degli anni 70 il concetto di Work Life Balance è  stato trattato in diversi modi e ha dato vita a tecniche e consigli su come questo equilibrio potesse essere raggiunto e su come il datore di lavoro potesse contribuire concretamente per aiutare il dipendente ad operare in questa direzione.

    E così negli anni gli HR hanno preso in considerazione domande come:

    “Che cosa ci spinge ad alzarci la mattina? È il pensiero di entrare in un ambiente in cui collaboriamo costruttivamente con persone che apprezziamo? È il desiderio di progredire nella carriera e continuare a crescere e a migliorare professionalmente? O forse è solo il fatto di sapere che percepiremo uno stipendio?”

    Domande utili per elaborare le strategie di comprensione e di coinvolgimento del personale con risultati più o meno soddisfacenti, perché il benessere del lavoratore tiene alto il livello di impegno e garantisce la continuità e il raggiungimento degli obiettivi.

    Sebbene la ricetta per il Work Life Balance sia stata divulgata e seguita da molti, cercare di bilanciare posti di lavoro, responsabilità famigliari, attività filantropiche e culturali, sport e salute, diviene una fonte di stress, soprattutto se prendiamo in considerazione contesti di lavoro stressanti.

    Il cocktail preparato risulta quindi costoso in termini di energia e salute.

    La giornalista e scrittrice Arianna Huffington ha affermato che “l’equilibrio tra lavoro e vita privata è un mito” ed è stata abbastanza diretta nell’esprimere quanto sia pericoloso fare il tutto e per tutto per questo bilanciamento alla ricerca di prestazioni personali e organizzative al top.

    Con il panorama attuale, siamo costantemente connessi attraverso la tecnologia, sul lavoro, come a casa, in famiglia, a pranzo e a cena, in vacanza, come nel nostro angolino privato in cui magari ci dedichiamo ad un bel libro e di fianco abbiamo la nostra porta aperta verso il mondo esterno a portata di mano.

    Che abbia ancora un senso cercare di tenere lavoro e vita separati, quando ci portiamo il lavoro a casa e in vacanza e sul lavoro siamo comunque connessi con i nostri famigliari e la nostra vita privata?

    E’ così che il principio del Work Life Balance è stato messo in discussione dal nuovo paradigma del Work Life Blend che lo definisce utopico e dannoso e che promuove la miscela lavoro/vita come soluzione migliore alla ricerca dell’equilibrio.

    Anche in questo caso sono già proliferati i consigli ai datori di lavoro per poter aderire a questa nuova visione, come ad esempio consentire alle persone di accedere ai social media durante l’orario lavorativo, favorire la flessibilità attraverso l’home working e orari flessibili, creare community sui posti di lavoro dedicati a sport, interessi culturali, videogiochi, musica, arte.

    In un sondaggio condotta da ADP in cui sono state intervistate 2.500 persone provenienti da cinque paesi (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito) sullo stato di felicità e soddisfazione sul lavoro oggi, è emerso che a tre quarti dei dipendenti piace attivamente mantenere il lavoro e la vita domestica separati l’uno dall’altro.

    Anche il 65% dei millennials, cresciuti con una connettività sempre attiva, preferisce tracciare una linea di separazione tra i due.

    Inoltre, il 58% degli intervistati afferma che la loro vita personale influisce sulle loro prestazioni sul lavoro e il 34% afferma che una brutta giornata di lavoro influisce sulla loro vita personale.

    Insomma, la miscela vita/lavoro non fa per tutti.

    Forse neanche il Work Life Blend è in generale la soluzione migliore, non solo per i dipendenti, ma anche per i datori di lavoro che vogliono incrementare il loro business favorendo la crescita e il benessere del personale.

    Ognuno dovrebbe poter decidere in che modo poter gestire l’ambito professionale e l’ambito privato, indipendentemente dal tipo di lavoro, dal ruolo o dall’età.

    Sono sicura che in ogni ambito, attraverso il feedback costante e sincero, la connessione umana e profonda, si possano generare i compromessi migliori per ritrovare la serenità e il benessere, indipendentemente dal raggiungimento pieno dell’equilibrio.

    “Se vuoi fare un passo avanti devi perdere l’equilibrio per un attimo.”

    (M. Gramellini)

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