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    L’eroe che sogni di essere

    «”O frati,” dissi, “che per cento milia

    perigli siete giunti a l’occidente,

    a questa tanto picciola vigilia

    d’i nostri sensi ch’è del rimanente

    non vogliate negar l’esperïenza,

    di retro al sol, del mondo sanza gente.

    Considerate la vostra semenza:

    fatti non foste a viver come bruti,

    ma per seguir virtute e canoscenza”.»

    (Divina Commedia, Inferno, Canto XXVI vv. 112-120)

    L’aveva capito nel profondo, Dante, la vera ragione dell’esistenza umana: siamo su questa terra per sapere, per imparare, per conseguire virtù e conoscenza. 

    Per conoscere. Per conoscerci.

    Attraverso l’esperienza che facciamo di noi stessi, apprendiamo quella parte inesplorata che ancora non conosciamo.

    Ogni tanto mi tornano in mente le parole di Dante, ormai da anni, da quando le ho lette per la prima volta a 16 anni sui banchi di scuola. Ci sono quelle frasi che ti basta leggere una sola volta e ti rimangono impresse. Magari al momento ti sono sembrate semplicemente delle “belle” frasi ad effetto. Dante non scriveva mica male, vero?

    Rileggendo quelle poche righe ho pensato che avesse fatto molto di più: ha reso sinteticamente immortale la conclusione a cui era giunto quando nel mezzo del cammin della sua vita si era perso.

    Sei nato per questo, per conoscerti, ed è attraverso la comprensione di te che cammini nel mondo e vai incontro ai tuoi scopi.

    E Dante affida il suo pensiero ad uno dei miei eroi preferiti, l’astuto Ulisse.

    Come già saprai, Ulisse parte da Itaca per combattere la guerra di Troia, diciamo anche controvoglia. Lascia ad Itaca la moglie Penelope, il piccolo Telemaco e la sua vita agiata di re di un’isola.

    Ma prima di tutto questo, viene chiamato alla guerra e crea uno stratagemma per non andarci – fingersi pazzo arando la spiaggia e seminando sale – ma poi viene smascherato e costretto quindi a partire. Sembra proprio che al fato non si possa sfuggire.

    Dopo 10 anni, terminata la guerra, al posto di rientrare a casa, vaga ancora una decina di anni sospinto nei mari, affrontando numerose situazioni pericolose e sfidanti.

    È da lì che iniziano tutte le avventure che lo portano a crescere e ad evolversi, a conoscere il mondo fino alle colonne d’Ercole, a conoscere i suoi compagni e soprattutto se stesso. 

    Torna a casa invecchiato ma anche diverso, un uomo moderno.

    È diventato un eroe.

    A volte capita che riceviamo una chiamata, che può essere qualcosa che sentiamo che ci piomberà addosso oppure un incontro con una persona che ci darà nuovi stimoli, oppure una sfida che ci viene lanciata. O anche un problema di cui non ci accorgiamo subito.

    Cosa ti sta chiamando in questo momento?

    Cosa dovresti affrontare prima che sia troppo tardi?

    Non ti viene in mente niente?

    Allora, qual è quel problema che non vorresti vedere, che anzi, meno ci pensi meglio stai?

    Sempre niente?

    Se ci pensi bene, almeno un pensiero, anche piccolo, ti è venuto e poi l’hai scacciato via.

    Una volta che senti la chiamata e che subito dopo la rifiuti hai la possibilità di iniziare il viaggio dell’eroe.

    Ti stai chiedendo se gli eroi, quelli leggendari e quelli esistiti realmente, hanno rifiutato le loro chiamate?

    Ti posso dire che è così, almeno inizialmente.

    Hanno almeno provato un po’ di resistenza, un minimo di paura, e quella sensazione di scomodità nell’uscire dalla loro zona di comfort. (Ulisse si finge pazzo, ricordi?)

    Poi è arrivato il coraggio e anche un pizzico di follia.

    “Stay hungry, stay foolish”, diceva il citatissimo Steve Jobs.

    Certo, la “follia” aiuta a lanciarsi, ma non basta solo quella per intraprendere il viaggio.

    È il viaggio che ti porta ad affrontare una serie di imprese, superando te stesso, e cambiando per sempre il tuo modo di vedere le cose.

    Non ritorni mai allo stesso punto esattamente come sei partito, questo ormai l’avrai capito.

    Ulisse torna dopo aver dato un nuovo senso alla sua vita attraverso le sue imprese, ma ti dico anche che non si diventa eroi solo quando si vince, quando si raggiungono risultati notevoli.

    Era questo il senso dell’essere eroe già nell’antichità: non contava il fallimento, perché provarci voleva dire mettersi alla prova e tracciare nuove strade, rendere noto quello che ancora non lo era. Non importa neanche quante volte fallisci o quanto grande sia il tuo fallimento.

    Ulisse fallisce tutte le volte che non riesce a tornare a casa e a riportare i suoi compagni dalle loro mogli, Dante si perde proprio nel mezzo del cammin della sua vita. Entrambi si perdono, entrambi cercano la conoscenza, ed entrambi viaggiano nella loro parte più profonda.

    Ma chi è l’eroe?

    L’eroe è il protagonista delle storie che leggi, il protagonista della storia che vive, il principale responsabile di ciò che gli accade, perché risponde alle chiamate e a volte che è lui stesso che le attira.

    Tutte le volte che vivi la tua storia, che ne prendi pienamente e coraggiosamente la responsabilità, hai la possibilità di essere l’eroe che sogni di essere.

    “Io non credo che le persone cerchino dei significati nella vita più di quanto cerchino l’esperienza di essere vive.”

    (J. Campbell)

    Cosa farai la prossima volta che sentirai la chiamata?

    Ora sai come riconoscerla. 

    Ti dirai “ora non ci voglio pensare”, “non era niente”, “lo farò la prossima volta”, ma saprai che tutti gli eroi ci sono passati.

    Puoi essere l’eroe che preferisci. Scegli tu, come sempre.

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